Dott.ssa Gloria Giuditta Piperno
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24-06-2024

LA MAGIA DEL RITORNO, Il libro

compiti delle vacanze: entrare nel tifone e ascoltare solo se stessi

Carla Stroppa, psicologa e analista junghiana, utilizza il racconto e l'analisi simbolica per descrivere come il ritorno alle proprie radici, ai propri ricordi e alla propria identità possano trasformarsi in uno strumento di guarigione. Nel libro “La magia del ritorno” l’autrice ci propone una lettura in chiave junghiana della fiaba  “Il meraviglioso mago di Oz”, scritta e pubblicata nel 1900 da L. Frank Baum, che lei interpreta come una buona occasione per capire meglio sé stessi.

Quale occasione migliore per rileggere quella meravigliosa fiaba?

 

Dorothy è una bambina infelice e un po’ sfortunata, è un’orfana,   che vive una vita grigia in una casetta del Kansas con gli zii e il suo cane Toto. All’improvviso tutta la sua realtà è investita da un potentissimo tornado e la povera Dorothy, come se la vita non l’avesse messa già abbastanza alla prova, perde  gli zii e ogni suo punto di riferimento, tranne (per fortuna)  il cane, Toto. Ma non tutto il male viene per nuocere, infatti la sua casetta atterra sulla testa della malvagia strega dell’est, uccidendola e liberando il regno dalla sue vessazioni. Dorothy e Toto sono atterrati nel magico regno di Oz e non sanno come tornare indietro. Dorothy   desidera fare ritorno alla sua vita, un po’ triste, un po’ grigia, ma piena di sicurezze. Per fortuna Dorothy incontra la Strega Buona che le indica una strada lastricata di mattoni gialli per raggiungere la Città degli Smeraldi, dove – le dice - troverà il Potente Mago di Oz che di certo la aiuterà a tornare a casa. La faccenda sembra duque abbastanza semplice. Dorothy e il fedele cane Toto partono per il loro viaggio e, lungo il cammino, incontrano degli esseri molto simpatici e speciali accomunati tutti da una sola qualità: la mancanza, il senza: uno spaventapasseri senza cervello, un uomo di latta senza un cuore, un grosso leone senza coraggio. Che bella compagnia! Ciascuno di loro spera che il Potente Mago di Oz possa rimediare alla propria mancanza e così riprende il viaggio che, come in ogni fiaba che si rispetti, si rivela pieno di ostacoli: il Bosco dei Leoni, il campo di papaveri addormentati e molte altre bestie e entità abbastanza pericolose, ma, come nelle migliori fiabe, alla fine questa compagnia sgangherata arriva alla Città di Smeraldo e a trova il mitico Mago di Oz. La storia sembra a un passo dalla risoluzione ma mancano ancora troppe pagine perché sia davvero così, infatti risoluzione proprio per niente. Figuriamoci. Tanto per cominciare il mitico Mago si rivela un grandissimo farlocco, un omino pelato del tutto insignificante, che usa illusioni e inganni per apparire potente ma che non sa fare niente. Che delusione. L’omino però non è cattivo e promette di aiutare Dorothy e i suoi amici in cambio di un piccolo favore: liberare il regno dalla Strega Malvagia dell'Ovest. La strega dell’Ovest infatti ha perduto la sua amata sorella (quella su cui testa era atterrata la casetta di Dorothy) e, si può capire, vuole vendicarla. Il gruppetto tutto sgangherato si impegna tantissimo in questa lotta e alla fine del tutto casualmente, riesce a far evaporare la cattivissima strega dell’Ovest. E così è fatta, tutti contenti Dorothy l’omino di latta lo spaventapasseri e il leone codardo tornano dal Mago di Oz. Quanta fatica, pensano, e però che bel premietto ci aspetta. Ma invece no, proprio no. Niente premio, perché il Mago di Oz, l’abbiamo già detto, non è un mago è un omino pelato, e quindi magie non ne fa e non le sa fare. Meno male che da quelle parti c’è qualcuno un po’ più competente in fatto di magia: la Buona Strega del Nord, che rivela a Dorothy il sistema per tornare a casa: basta indossare le scarpette della Strega Malvagia dell'Est e il gioco è fatto. Dopo un toccante addio agli amici sgaruppati  ma finalmente interi ( ciascuno di loro grazie al viaggio compiuto ha trovato il modo di colmare la propria mancanza) Dorothy si sveglia nel Kansas, nella sua casetta con gli zii e il suo cane Toto. Era tutto  un sogno! Ma grazie a quel sogno, adesso la realtà non è più squallida e triste, perché la triste sfortunata Dorothy è diventata una Dorothy molto più realizzata e soddisfatta. Tutti, in questa storia sono cambiati in meglio: tranne Toto, che fin dall’inizio, era perfetto.

 

Il viaggio di Dorothy ci insegna a cercare dentro di noi la forza e il coraggio per affrontare la vita. In sintesi, Carla Stroppa vede nella storia del Mago di Oz una potente metafora del percorso di crescita personale e ritorno a sé stessi, sottolineando l'importanza dell'ottimismo e del supporto degli altri. Grazie alle relazioni positive e la scoperta delle proprie risorse interiori, è possibile superare le avversità e ritrovare il proprio equilibrio e benessere. Dorothy incontra tre amici tutti e tre con un mancanza, ma alla fine del viaggio si accorgono che hanno già dentro di loro quello che cercano. Alla fine, scoprono che il Mago di Oz, che credevano potesse risolvere tutti i loro problemi, è solo un uomo comune, un omino come gli altri. Questo ci dice che le soluzioni magiche o miracolose non arrivano mai dall'esterno e che la forza, se la vogliamo trovare, la dobbiamo cercare dentro di noi. È grazie a questo sogno, al tornado sognato, che Dorothy riesce a entrare in un luogo riparato dai condizionamenti, dalle convenzioni e dai giudizi e può finalmente trovare un modo per guardare il mondo con i propri occhi, ascoltare se stessa e non quello che le dice il mondo. Grazie all’esperienza dell’isolamento, Dorothy potrà quindi spogliarsi dei panni che la società, la famiglia, il contesto sociale  le avevano destinato e accedere ad uno spazio più intimo, in cui trovare uno spazio per capire davvero chi è.

 

Suggerimento per le vacanze:

Fate un viaggio nel vostro mondo interiore e uscitene nuovi, più alti più bassi più larghi più stretti più nuovi più: voi stessi.