19-01-2024
DEMON COPPERHEAD, il libro
come l′attenzione diventa salvezza
In questo libro la scrittrice Barbara Kingsolver ci dimostra che è possibile scrivere un romanzo dickensiano senza cadere nell′imitazione e, addirittura, vincere un Pulitzer. A dimostrazione del fatto che nei secoli non siamo cambiati, che abbiamo ancora tutti un forte bisogno di leggere storie che ci mostrino che il bene e il male esistono, che non sono la stessa cosa. Il suo nome è Damon Fields, ma per tutti è Demon Copperhead. Partorito un triste mercoledì sera, nell′Appalachia degli anni novanta, è lui l′eroe della nostra storia. Pagina uno: Demon viene scodellato sul pavimento di un bagno lurido di una casa mobile piazzata in cima alla strada tra due montagne scoscese, tra il centro carbonifero di Ruelynn e un insediamento chiamato Right Poor. Suo padre è morto, sua madre è unalcolista tossica di diciotto anni. In bilico su questi abissi, il mondo di Demon sembra non avere altro destino che la caduta. Demon nasce, dunque, dickensianamente spacciato, sotto un altrettanto dickensiana cattiva stella. La stella che gli promette fame ingiustizia droga e sfruttamento, fin dal primo giorno comincia a mantenere la sua inesorabile promessa. Non sembra proprio il caso, dunque, di affezionarci a questo piccolo protagonista condannato in partenza, eppure sarà proprio a lui, Demon, che il nostro affetto di lettori sarà indissolubilmente legato, fino all′ultima pagina. Questo libro offre ai lettori empatici l′ebbrezza vertiginosa della totale mancanza di speranze. Se nasci in un luogo depresso dove il solo rimedio alla mancanza di opportunità e alla desolazione sono gli oppioidi (tra il 1999 e il 2017 negli USA sono morte almeno 500′000 persone per overdose da OxiContin), non importa chi tu sia, né se il tuo impegno e la tua costanza i tuoi sogni e il tuo talento guardino dalla parte giusta: tutto varrà zero. Per il semplice fatto che, in mezzo alla miseria e al degrado sociale, nessuno si accorgerà o si interesserà di ciò che sei e di quanto vali. La sola nota scritta accanto al tuo nome, sul registro dei Servizi Sociali che ti hanno in carico è che sei nato perdente e, presto o tardi, perderai. Senza tanti giri di parole la voce narrante ci sbatte in faccia come stanno le cose per Demon: Se voleva un assaggio delle cose belle della vita, quel bambino faceva meglio a farsi partorire da una madre ricca, o intelligente, o cristiana, o che non si faceva. Demon, nel corso del libro, è toccato da tutto il male possibile. Conosce la morte, conosce la violenza, conosce l′abuso, la dipendenza, la fame, l′impotenza di amare una ragazza tossica e non poterla salvare, il tradimento, lo smarrimento, la sconfitta a un passo dal traguardo, il disgusto per se stesso, la voglia di lanciarsi nello stesso abisso in cui sono caduti tutti gli altri, per sparire, dimenticarsi, porre fine al proprio dolore. Ma nel caso di Demon, qualcosa, qualcuno, si oppone a questa caduta. Forse perché non è solo un bambino molto sfortunato, ma anche un ragazzino intelligente, appassionato, che si guarda intorno, osserva ogni cosa da un punto di vista originale: gli piace disegnare e lo fa con naturalezza, senza aspettative. Disegna perché disegnare gli dà gioia. E disegnando, poco alla volta il nostro Demon impara a coltivare il proprio personale sguardo sulla miseria che lo circonda e può descriverla. Certo, non si può trasformare il mondo disegnandolo, ma si può raccontarne le ingiustizie, la miseria e lo sfruttamento, con la sola arma della leggerezza e dell′ironia. E così, leggendo e leggendo...ci rendiamo conto che Demon non è, come sembrava, un essere solo al mondo. A volte basta poco, anche senza super eroi e senza miracoli, è sufficiente che qualcuno, al momento giusto, intuisca di cosa abbiamo davvero bisogno per non sentirci perduti. E a volte la salvezza è un pennarello. (...) zia June mi regalò qualcosa di stupefacente: una scatola di pennarelli per disegnare i fumetti, con la punta fine da una parte e spessa dallaltra, più colori di quanti se ne possano immaginare. Otto tonalità di rosa carne. E un vero quaderno per le strisce a fumetti, con le divisioni delle vignette già disegnate. Certo, questo non è che un romanzo, la vita vera è un′altra cosa. Ma i romanzi indicano una strada. Nella storia di Demon Copperhead si alternano sfortune esagerate a piccole, inattese, fortune. Un insegnante sensibile al talento che lo incoraggia e lo stima, un professore rivoluzionario che lo sostiene, una zia generosa che non lo dimentica, un′amica che non lo abbandona. Nessuno di costoro può salvare Demon, perché Demon ha le ali spezzate. Eppure, soffiando tutti assieme, ciascuno contribuisce a non farlo precipitare, a curarlo, nel senso di avere-cura, di lui, delle sue ali, finché non saranno forti abbastanza, sane abbastanza, pronte al volo.