16-12-2023
SONO UNA TESTA DI PANDA (una graphic novel)
nei prossimi mesi ci occuperemo di: attenzione, senso, percezione
Testa di Panda è l′autore (Giacomo Keison Bevilacqua) che si disegna con una maschera da panda. È proprio grazie alla maschera, il suo animale guida, che lo protegge (quando se la toglie infatti il protagonista non ha la faccia ma solo un vuoto) che il protagonista trova il coraggio di smascherarsi e di mostrare al lettore tutta la sua fragilità. È commovente scoprire quante fatiche e dolori possa contenere la testa di una Testa di Panda. Il libro è scandito in mesi, come un diario di viaggio. Un viaggio iniziatico. Sfogliandolo, seguiamo il percorso a ostacoli del protagonista, che incede verso laffrancamento dalla propria gabbia interiore, dai piccoli ostinati ostacoli che, lui come noi, pone innanzi a se stesso per non rendersi felice. Tutto sembra troppo difficile per Testa di Panda: ogni giorno deve lavorare, produrre, essere un buon padre, lottare contro i dolori al collo, allo stomaco, alla schiena. È tutta in salita la sua giornata, ma lui non si arrende, cerca una cura per ciascuno dei suoi mali, cade, si rialza, cade ancora finché, poco alla volta, la cura gli si manifesta. Sarà suo figlio a indicargli la strada. La strada è l′attenzione. È arrivato un momento in cui ero dentro me stesso da talmente tanto che avevo iniziato a perdere interesse per tutto ciò che era fuori () e poi trovo lui, che in due anni e mezzo mi ha insegnato più cose su me stesso di quante ne abbia imparate da solo in trentanove. Un giorno del mese di Aprile, padre e figlio se ne stanno seduti, uno accanto all′altro, di fronte allo schermo della televisione. Giocano a un videogame. Sì, avete capito bene, Testa di Panda gioca con il figlio, di soli due anni e mezzo, a Xenoblade Chronicles 3. Nel libro, però, l′autore ci spiega nel dettaglio quali condizioni pone al figlio prima di concedergli questo gioco: Appena iniziamo a giocare gli dico qual è l′obiettivo della partita e che, una volta raggiunto, lo spegneremo. Mentre sono entrambi immersi nel gioco, Testa di Panda si accorge che il figlio passa delicatamente le dita della sua manina sulla trama della poltrona, ne osserva il gesto delicato, ripetuto e, incuriosito, gli domanda: Cosa stai facendo? Il piccolo non risponde, è troppo concentrato a giocare, ma a un certo punto la sua manina scivola dalla poltrona al braccio del padre e poi, da lì, sale fino al viso (libero per una volta dalla maschera), ne sfiora la guancia, la barba. Che fai? , chiede una seconda volta il padre e il figlio questa volta risponde con candore e semplicità perfetta: Sento. Sentire. Ecco la lezione. Questa scena è la prima di una lunga serie in cui Testa di Panda comincia ad apprendere, ad accorgersi, a fare attenzione. Oggi non lavoro - dice l′autore - aiuto mio figlio a uccidere mostri enormi con la spada, studio il movimento delle nuvole.... mangio piano, assaporo ogni boccone, lascio che la luce del tramonto mi accarezzi e filtri attraverso le palpebre chiuse. La sera dice che secondo lei ho sprecato una giornata, invece il sonno mi sussurra che ho vissuto più oggi di tanti altri giorni. Dicono che i figli ti rendano una persona migliore. Non è vero. Loro ti mettono solo in mano degli strumenti. Sta a te usarli al meglio.