30-01-2024
C′È ANCORA DOMANI, il film
Il domani è di chi lo vede
Siamo nell′immediato dopoguerra e siamo nel presente. Delia potrebbe essere nostra nonna, nostra madre, la nostra vicina di casa. Una donna tra le tante, tantissime, a cui una strada o una scuola o una piazza, non saranno mai dedicate. Delia non ha grilli per la testa, accetta con rassegnazione il destino da lei condiviso con molte altre donne perché, lo sanno tutti, destino comune è mezzo gaudio. È normale, per lei, essere sfruttata, umiliata, usata, sottopagata, punita con le botte, dal momento che una buona moglie deve saper stare al suo posto. Una buona moglie deve inoltre: essere carina, decorosa, timorata di Dio, buona massaia, lavoratrice senza ambizioni di guadagno, partner servizievole, occhi bassi poco rossetto e, soprattutto, avere un gran talento per il silenzio. Per la donna il silenzio è doro. Per una donna il pensiero è un accessorio inutile. Una donna con un′opinione sua, sulla vita, sulla politica o sulla realtà che la circonda, è un problema per l′uomo che se la trova accanto. La donna più bella, allora, lo sanno tutti, è quella che sta zitta. E Delia tace ma Cè un ma in questa storia ed è una figlia, il suo nome è Marcella. Qualcosa di forte, un istinto, spinge Delia, a desiderare per la figlia una vita diversa: quello che accade a me, pensa ogni giorno ingoiando tristezza, a lei non dovrà accadere! La figlia è il corpo del suo riscatto. Eppure il film sembra illuderci, spingerci a sperare, quasi fino alla fine, in un epilogo romantico: Sììììì! pensa il pubblico - La nostra protagonista, come una Cenerentola di Walt Disney, avrà il suo principe azzurro, un castello, un destino di opulenza in cui tutti i buoni, come è tradizione, vivranno felici e contenti. Ma la zucca di Delia non si trasforma in carrozza, la sua realtà resta reale e la nostra illusione allora, sussulta e si risveglia. Perché in questo film Delia è un nome per tanti nomi, un corpo per tanti corpi di donne che nella vita non sono protagoniste, sono un gruppo mosso, sfocato, e la loro vita non è un romanzo. Quello di Delia non è un destino individuale. Al centro di questa storia non cè una madre, ma una figlia (non a caso il film è dedicato alla figlia della regista) e in effetti non una figlia sola, ma tante, tante figlie, che erediteranno da queste figlie un futuro migliore. La scelta di Delia non migliora la sua sorte, non la salva dal suo destino, ma la solleva e le fa sfondare lo schermo: la consegna tra le braccia della Storia. Questo film, con il suo linguaggio tenero e semplice, ci racconta che le grandi conquiste sono un arazzo fatto di piccole scelte e coscienze individuali. Una moltitudine di scelte, sembra dirci il film, rendono un grande sogno realizzabile. È Delia che ci spiffera allorecchio lingrediente segreto per cucinare un futuro più giusto e più digeribile per tutti; ci suggerisce che un domani, un dopodomani migliore, potranno realizzarsi solo se ciascuno porterà il suo contributo: qualche uovo, qualche cipolla, una tazza dolio, una presa di sale, una spolverata di pepe, sbatti sbatti, e il futuro sarà per tutte, e sarà buonissimo!